Ricordo un luogo strano, nella farmacia di mio padre: il laboratorio. Si entrava, attraverso una porticina, in una stanza-caverna dove contenitori di vetro impolverato, dalle fogge più strane e con etichette artigianali, riempivano gli scaffali. L’“officina”era dotata di strumenti come presse e bollitori d’ottima fattura, usati per l’estrazione delle sostanze naturali. I muri di pietra, le ragnatele, una grata all’unica finestra circolare e l’odore pregnante d’antiche misture facevano pensare al laboratorio di uno stregone. Oggi ricordo i recipienti di vetro con le sanguisughe o mignatte riposti negli scaffali più alti. Ricordo in bella mostra i bollitori in alluminio usati per la sterilizzazione delle siringhe in vetro. Ricordo che un tempo, mio padre, non aveva orari da rispettare ed era sempre a disposizione di chi aveva bisogno di farmaci. Ricordo, quando dopo pranzo, con la testa appoggiata sul tavolo, cercava di fare un riposino. Ricordo quando di notte lo chiamavano per le emergenze più strane perchè serviva il necessario per il parto di una signora o per quello di una cavalla. Ricordo quando gli amici di mio padre sostavano a chiacchierare in farmacia come se fosse un ritrovo per le persone della piazza dove abitavamo. Ricordo quando c’era un piccolo armadietto farmaceutico anche in casa e papà dal balcone dispensava le medicine con il “panariello”.
Mio padre, detto in paese “il farmacista”, si chiamava Generoso Nevola. Nel gennaio 1956 è incaricato quale direttore presso la farmacia Di Gennaro di Mercogliano; il legame con il paese e con i mercoglianesi è forte e si consolida tanto che quando nel 1967 vince il concorso per la farmacia di Battipaglia rinuncia alla nuova sede e nel 1969 rileva, con grossi sacrifici economici, la farmacia di Mercogliano. Il suo impegno professionale si è sempre mescolato alla sua sensibilità, non si riusciva a capire dove finisse il farmacista e iniziasse l’amico.